venerdì 31 luglio 2015

Heike Langhans: Cosmic Drone degli ISON è disponibile in CD edizione limitatissima

Facciamo un po’ di giornalismo musicale serio e diffondiamo una notizia che è utile dare mentre è ancora fresca: a meno che non sia andato sold out nel giro di un pomeriggio, Cosmic Drone, l’EP di debutto degli ISON, è disponibile in formato CD nella limitatissima tiratura di 200 copie. Se lo volete, andate sul BandCamp degli ISON e preordinatelo ora o mai più. Anche perché ne restano già solo 199, una l’ho presa io. I proventi dei CD andranno a finanziare una (probabilmente ancora più limitata) edizione in LP, e i CD arriveranno numerati a mano, autografati e spediti il 20 agosto personalmente da WTHeike e Daniel Änghede con tutto il loro ammoreh.


Mentre mettete mano alle carte di credito, prendiamoci un momento per parlare dell’EP, uscito lo scorso 8 giugno proprio durante il mio periodo di pausa. Si tratta di un disco di cinque tracce per un totale di 35 minuti (quindi un tempo decisamente dignitoso) che presenta un doom rock a tinte darkwave e a tratti elettroniche che evoca determinate atmosfere con una precisione chirurgica. Se l’oscurità e il vuoto dello spazio avessero un suono, sarebbe questo. Finalmente possiamo apprezzare la voce di WTHeike in tutta la bellezza che l’ha fatta entrare nei Draconian, così come le sue doti nella scrittura dei testi, che spaziano dalle metafore astronomiche o scientifiche per descrivere varie condizioni umane, a teorie quantistiche più o meno scoppiate, fino a un’ode alle comete come messaggere fra i mondi (il nome ISON deriva dal nome di una cometa ora disintegrata). E proprio a proposito di questa canzone, Travellers, va fatto notare che contiene i sample di un monologo di Carl Sagan sui messaggi che inviamo nello spazio, volontariamente e non, sotto forma di sonde e detriti spaziali. Insomma, Daniel e WTHeike sono ancora al debutto come duo ma sono già pronti a dare lezioni a colleghi molto più blasonati (*coff*Tuomassa*coff*) su come rendere giustizia a Sagan e inserire monologhi di divulgazione scientifica nelle loro canzoni. Quattro snap per gli ISON!

Anne Rice scopre i Nightwish

Ricordate quando, verso metà Anni Duemila, tutti i fan de Le Cronache dei Vampiri si misero le mani nei capelli perché Anne Rice annunciò di aver riscoperto la fede cattolica e voler dedicare il resto della sua vita di scrittrice alla glorificazione di Gesù Cristo tramite la sua serie Christ The Lord, in cui avrebbe romanzato vari episodi della vita di Gesù? Ricordate cosa gridammo tutti in coro? “Mamma Rice è impazzita. Ha sessantatré anni e le è venuta la demenza senile. Lestat, aiutaci tu, falla rinsavire!
Fortunatamente, tempo cinque anni ed è rientrato tutto: ha preso pubblicamente le distanze dalla chiesa cattolica, ha messo in pausa a tempo indeterminato il terzo volume della serie su Gesù, ha scritto un nuovo libro su Lestat… insomma, sembrava essersi risolto tutto per il meglio.
Fino a sabato scorso, quando con un post Mamma Rice ha annunciato al mondo di essersi beccata un nuovo attacco di demenza senile ed essersi ficcata in una nuova setta religiosa fondamentalista.


Perché sono così spesso in ritardo di vent’anni nello scoprire grandi band e gruppi? Ecco i Naituiss. Li amo! E grazie a Zach Brehany per avermeli fatti scoprire!
Ovviamente la Pavimenta ha colto la palla al balzo e ha subito lasciato le due righe di ringraziamento  più asciutte di sempre a un’artista che, quanto a importanza e influenza, se la mangia in un sol boccone a merenda.
È un onore leggere che ti piace la nostra musica! Anche a me piacciono i tuoi lavori, grazie per aver condiviso il nostro video!
Quindi boh, a quanto pare Mamma Rice se ne becca una ogni dieci anni. Anche se, in sua difesa, possiamo dire che settantatré anni suonati è giustificata per questi attacchi di follia improvvisa e, soprattutto, non conoscendo nulla della band è normale che non si renda conto di quanto ClichÉlan sia trita e ritrita.
Ovviamente i fan dei Naituiss e, in generale, l’orda di metallarini che bazzica la pagina di Mamma Rice si sono scatenati: fra un panegirico della Tuomassa e uno della Tamarrja, hanno consigliato praticamente qualsiasi cosa abbia una chitarra distorta e una voce femminile sperando di fare colpo su Anne. In mezzo alla marea di consigli di dubbio gusto o carini ma scontati, però, qualcuno ha linkato The Scarecrow degli Autumn: tanto amore per lui!

giovedì 30 luglio 2015

Finalmente arriva il nuovo album dei Draconian

Ok. Abbiamo parlato della Tamarrja e poi dei Vision of Atlantist degli Xandria; ora è il momento di parlare di musica seria e album che davvero non si vede l’ora che escano. Perché signori e signore, dopo quattro anni da A Rose For The Apocalypse, un tour andato a puttane causa cambio cantante, ventordicimila peripezie burocratiche per portare WTHeike dal Sudafrica alla Svezia, una carrellata di complotti di stampo grillino, avvistamenti di UFO, documentari filo-vegani, teorie una più bislacca dell’altra, la New Horizons che ha fatto in tempo ad arrivare su Plutone e perfino qualche concerto sparso per l’Europa, possiamo finalmente dirlo: il nuovo album dei Draconian ha un titolo, una copertina, una tracklist e una data di pubblicazione!



Previsto per il 30 ottobre via Napalm Records, il nuovo album di Quel Gran Niocco di Anders, il primo in cui si smezza il microfono con WTHeike, si intitolerà Sovran e avrà la copertina fighissima di cui sopra, courtesy di Chioreanu Constin. La Napalm Records ci parla molto vagamente di riferimenti ai “good old Draconian”, ma l’unico altro dettaglio concreto che ci dà è la tracklist.
1. Heavy Lies The Crown
2. The Wretched Tide
3. Pale Tortured Blue
4. Stellar Tombs
5. No Lonelier Star
6. Dusk Mariner
7. Dishearten
8. Rivers Between Us (feat. Daniel Änghede dei Crippled Black Phoenix e ISON)
9. The Marriage Of Attaris
10. With Love And Defiance (bonus track)
Già dai titoli, oltre a un mucchio di riferimenti a mare, fiumi e acqua, si intuisce lo zampino astrofilo di WTHeike, cosa che personalmente mi manda in solluchero. Ho solo paura che ci troveremo di fronte a qualche alto proclama vegano à la Tell Me, Mechanist di Coschotte, ma se c’è una cosa nella vita in cui ho fede è che Anders è talmente spettacolare a scrivere testi che riuscirebbe a rendere piacevole perfino un argomento stracciapalle del genere.
Ovviamente c’è l’imbarazzo della scelta circa il formato dell’album: edizione limitata con digipack di sei pagine, edizione limitata a 100 doppi LP dorati con bonus track, doppi LP in vinile nero con bonus track, e la super edizione da collezione per i die hard fan limitata a 300 copie che include il digipack, un pendente del vecchio logo della band e un poster in stoffa con la copertina dell’album. Che penso preordinerò, perché dovesse anche far schifo l’album, un megaposter di quella copertina è ciò di cui la mia cameretta ha bisogno.
Ora non ci resta che aspettare che l’estate finisca cercando di non arrampicarci ai soffitti; nel frattempo, però, possiamo consolarci con gli ISON, che si meriteranno un post a parte prossimamente.

Voyage Of The Fallen, lyric video degli Xandria dal nuovo EP

Fresca fresca è la notizia che una delle band del sottobosco metal, che potrebbe essere o i Vision of Atlantis o gli Xandria, ha appena rilasciato un nuovo lyric video sotto Napalm Record. Se anche voi non riuscite a distinguerli in mezzo a tutta la gente ferma a quel livello intermedio fra poracci totali e cover band ufficiale di qualche collega blasonato, sono quelli capitanati da Diana Fagiana.


Il lyric video lo prendiamo per quello che è, ma dieci e lode per le espressioni sciroccate di Diana Fagiana, che potrebbe benissimo fare il sole in una versione splatter dei Teletubbies. Anche la canzone è quella che è, sempre la solita solfa indistinguibile dal resto del genere, ma è sempre la Fagiana a fare la differenza con un ottima prestazione. Seriamente, con la voce che ha la trovo sprecata in una band-clone come i VoA gli Xandria, e spero che il fidanzatino Joost le cucia addosso un progetto musicale ad hoc che la valorizzi davvero.


Ma mentre noi aspettiamo speranzosi, domani esce il nuovo EP Fire & Ashes, che dentro una copertina banale ma almeno cromaticamente gradevole contiene tre canzoni nuove, due rivisitazioni di classici di qualche band female-fronted a caso degli Xandria e due cover, di cui una di MearLoaf featuring Valerio Recenti dei My Propane. Niocchaggine di Valerio a parte, ne sentivamo il bisogno? Beh, è estate e non ci sono nemmeno più le repliche de La Signora In Giallo su Rete Quattro: male non farà.

1.  Voyage Of The Fallen
2.  Unembraced
3.  In Remembrance
4.  I’d Do Anything For Love (But I Won’t Do That) (MeatLoaf Cover)
5.  Ravenheart (Remake)
6.  Now & Forever (Remake)
7.  Don’t Say A Word (Sonatica Arctica Cover)

giovedì 23 luglio 2015

Ave Maria - En Plain Air: nuovo album classico di Tarja Turunen

E niente, l’11 settembre c’è sempre qualche dramma: o ti buttano giù qualche grattacielo, o la Tamarrja ti sforna un album pseudo-classico. Personalmente sacrificherei l’Empire State Building, ma quest’anno ci tocca la Tamj con un intero album di Ave Maria classiche e una copertina in cui fa il cosplay di Regina di Once Upon A Time.


Le fonti ci dicono che le Ave Marie sono “rivisitate”: se la cosa sia in senso strumentale o semplicemente adattate al finto lirico nasale della Tamj, ancora non è dato saperlo. I brani sono stati registrati nella Lakeuden Risti, una chiesa di Seinäjoki, in Finlandia.
Comunque, la buona notizia è che almeno ci è stata risparmiata l’ennesima Ave Maria di Schubert; quella cattiva è che l’ultima l’ha composta la Tamarrja in persona. Quanti gorgheggi fine a se stessi ci saranno nell’arco di pochi minuti? Lo scopriremo vivendo, intanto ecco la tracklist:
1. Paolo Tosti
2. Axel Von Kothen
3. David Popper
4. Camille Saint-Saëns
5. Astor Piazzolla
6. J. S. Bach / Charles Gounod
7. Pietro Mascagni
8. Ferenc Farkas
9. Giulio Caccini
10. Michael Hoppé
11. Charles-Marie Widor
12. Tarja Turunen

lunedì 20 luglio 2015

Gli Evanescence tornano sul palco

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, c’era una fangirl degli Evanescence che si inalberava e si offendeva a morte perché, nonostante i ritmi produttivi già geologici, la Pescivendola metteva la band in pausa annunciando di voler perdere tempo con un progetto solista. Oggi, tanto synthpop dopo, sono invece molto seccato perché Pescy non si muove a tirare fuori un vero debutto solista e perde tempo riesumando nuovamente la band. Eh sì, come cambiano le cose!
Fresco fresco è l’annuncio che i rAmynescence suoneranno tre concerti negli Stati Uniti quest’autunno: il 13, 15 e 17 novembre rispettivamente a Nashville, Dallas e Los Angeles. Di positivo c’è che, se non altro, ciò salverà il povero batterista Will Hunt dalle grinfie di Vasco Rossi, per cui ha recentemente fatto il turnista. Dopo un tour del genere, perfino Pescy sembrerà un coro angelico al povero Will! (Ammesso e non concesso che Pescy non abbia deciso di cambiare di nuovo tutti i membri della band, non si sa mai.)


Quanto al perché di tre date randomiche, già che aveva da rispolverarli per l’Ozzfest Japan il 21 e 22 novembre, Pescy avrà pensato bene di arrotondare un po’ aggiungendoci qualche altro concerto. Capitela: gli omogeneizzati costano e non è certo facendo show di beneficenza con la sua BFF Paula Cole (quella di Abomonouei di Dawson’s Creek, per intenderci) che potrà permetterseli. Le fangirl esigono un sacrificio, le fangirl esigono sangue, le fangirl esigono labbbbband!
La buona notizia è che, da qui a quando il pargolo si sarà laureato e non avrà più bisogno del sostentamento materno, Pescy sarà sicuramente riuscita a scrivere quelle dieci-undici canzoni per tirare fuori un album solista. Siate fiduciosi: il Duemilacredici arriverà presto!

giovedì 16 luglio 2015

Vibeke Stene debutta a teatro

Santa Vibeke, quanto ci fai penare! Noi stiamo qui a morire per l’impazienza, pur di ingannare il tempo sfogliamo tutto il catalogo MediaWorld per decidere quale Silk-Épil consigliare a Meri, e tu ci dai notizie col contagocce.


Cominciamo col fatto che la Santa ha cantato lo scorso marzo all’inaugurazione di Point Voyeur, la mostra di sua sorella Maiken Stene. Purtroppo non si trovano registrazioni della performance neanche mettendo a soqquadro l’Internet, ma sappiamo dal suo Facebook che ha cantato estratti da Haugtussa, un ciclo di poesie epiche dell’autore norvegese Arne Garborg musicate dal compositore Edvard Grieg. Dopo otto anni di silenzio, sarebbe stato gradito anche un video a 144p, ma pace.


Seguono news sul debutto teatrale della Santa nella rappresentazione Skammens Gissel (“Ostaggio della Vergogna”) che si terrà nel Kilden Teater di Kristiansand dal 13 al 17 ottobre. La Santa sarà protagonista e ci parla del suo ruolo, Silja:
Silja ha scelto di abbandonare suo marito e i suoi figli per andare con un plotone di soldati tedeschi. Alla fine della guerra, ha seguito uno dei soldati nella sua patria. Dopo alcuni anni, suo figlio decide di cercarla. La trova in Germania e la riporta in segreto a casa in Norvegia.
Nel sud della Norvegia, Silja diventa un ostaggio, intrappolata dalla vergogna nella sua stessa casa. Il figlio deve mantenere il segreto da solo. Il dramma si svolge in casa fra la madre, il figlio e coloro che sono per strada, i liberi – o i non-liberi.
Ecco, se non bisognasse dare un rene in pegno per visitare la Norvegia, un pensierino ce lo farei. Non solo per vedere la Santa che calca il palco del teatro, ma anche e soprattutto per chiederle chiaro e tondo se ha intenzione di darsi una mossa col suo famigerato progetto doom. Dai, che c’è gente che aspetta fiduciosa il miracolo!

mercoledì 15 luglio 2015

Liv Kristine in tour con Raymond Rohonyi

No, vabbè. Non mi sarei dovuto arrabbiare. Che la Prozia Livia abbia approfittato dello split dei Theatre of Tragedy per capitalizzare sul loro nome a ogni pie’ sospinto non è una novità, già con Libertine prometteva rimandi alle loro sonorità che, se ci sono stati, non sono pervenuti in mezzo al bordello che è quell’album. Ma che Raymond Rohonyi abbia praticamente sfasciato la band, detto ai fan di buttare i vecchi cd nella spazzatura e ora sia tornato così sui suoi passi, beh… un mese e mezzo e ancora non l’ho mandata molto giù.

Come da locandina, quest’inverno la Vegliarda e il suo ex storico si riuniscono per un mini-tour in Russia che toccherà non solo gli highlight (?) solisti di lei, ma anche il repertorio storico della band. Roba che se scrivevano “Theatre of Tragedy” ancora più in grande l’avrebbero potuta spacciare per una vera reunion, ma tant’è.
Dato che sono a corto di ironia e mi restano solo i cristoni, parliamo piuttosto di gossip: giusto il mese scorso, Raymond ha annunciato su Facebook di essersi separato dopo cinque anni dalla mogliettina brasiliana perché, dopo averla conosciuta nel backstage di un concerto, sposata e portata in Norvegia, si è ritrovato, mi pare di capire, con un palco di corna. Anche se poi hanno continuato a scambiarsi tag e post su Facebook, vallo a capire.
Però insomma, considerando che ha mantenuto buoni rapporti con la Prozia per tutti questi anni e ora saranno sullo stesso tour bus… chissà. In fondo, all’Alex Trøll piace indossare gli elmi vichinghi, no?

Richard Dawkins, Weak Fantasy e ora Openly Secular: i Nightwish danno voce alla laicità

Ragazzi, questa è una notizia bomba da segnare sul calendario: i Naituiss ne combinano una giusta! Torno a parlare di loro, ma stavolta vi sorprenderò perché un applauso glielo faccio. Ma andiamo con ordine.
Se c’è una cosa di Endless Bold And The Beautiful per la quale sono 100% dalla parte della Tuomassa – e che avrei trattato volentieri, nei mesi scorsi, se non fossi stato sommerso dalla valanga di drama per il leak e altre scemenze – è la reazione spropositata dei suoi fan più religiosi per l’inclusione di Richard Dawkins nell’album, il tema evoluzionistico (cioè, al di là del riciclo di canzoni) e tutte quelle cose che mandano un Americano religioso medio in berserk. Che poi, poracci, fan dei Naituiss e Cristiani, doppia combo fanatismo: me li immagino a dar fuoco all’album come all’epoca dell’Indice, e poi buttarsi nella pira pur di seguire la Tuomassa; ma sto divagando.
Fra le varie cose che mi hanno fatto storcere il naso alla pubblicazione di EFMB c’è stato anche il modo in cui la Tuomassa ha evitato di approfondire troppo Weak Fantasy con SpazioRock, cercando di scaricare la responsabilità del lavoro al Funesto Hietala. Ed è stato proprio lui a spiegare a FaceCulture che si tratta di una canzone contro l’oppressione a cui le religioni organizzate sottopongono le persone. Ora, apprezzo molto il tentativo ma, considerando la situazione in cui versa un po’ tutto il mondo, il fatto che invece di mettere in risalto un messaggio così importante la Tuomassa sembrasse fuggirsene alla chetichella mi ha fatto piuttosto imbestialire: se devi dar voce alla laicizzazione della nostra società, o lo fai bene, o non lo fai per niente; non è che sì, lo fai, ma no, ti tiri indietro perché c’è già chi minaccia di non comprarti i dischi.
Ebbene, il Carrozzone mi si salva in corner con questo video su Openly Secular, un gruppo di associazioni che promuovono la laicità a livello internazionale.


Ora, il discorso è davvero spettacolare, tanto che per me ha fatto passare in secondo piano la CGI da z-movie, il Moccio Vileda che Troyone ha in testa e perfino l’antipatia che il suo costante bisogno di aggiungere i suoi due centesimi a qualsiasi cosa mi suscita. Insomma, incredibile ma vero, sottoscrivo anche le virgole di ciò che hanno detto.
Beh, di ciò che Troyone ha detto, visto che la Tuomassa si è limitata a starsene lì a ballonzolare sul posto in evidente imbarazzo e guardare ovunque tranne che in camera come se non desiderasse altro che non essere lì. Capisco che l’accento di Troyone dà molta più serietà al discorso e quello ugrofinnico della Tuomassa l’avrebbe reso incomprensibile, ma lei ha decisamente lo sguardo perso di chi sta mestamente tentando di calcolare a mente quanto questo video gli costerà in termini di vendite di album. Insomma, cinquanta punti in meno a TuomassoRosso.
Comunque, posso essere sincero? Recenti botta e risposta con certi fan dei Naituiss mi hanno fatto ipotizzare che il vero motivo dell’invettiva della Tuomassa contro le religioni organizzate sia semplicemente far fuori quanta più concorrenza possibile. In nome del Poeta, del Dead Boy e della Ocean Soul, amen.

martedì 14 luglio 2015

Gli Amberian Dawn ci riprovano: nuovo album a ottobre e tour con i Delain

Come ci fanno giustamente notare da AmyLeescence, fra un po’ gli Amberian Dawn saranno più prolifici perfino di Rihanna. Da qui, ho deciso di rinominarli ufficialmente AmbeRihann Down.
Fatto sta che il prossimo 23 ottobre, a meno di un anno e mezzo scarso dal precedente album, la cover band numero uno dei Naituiss pubblicherà via Napalm Records Innuendo, il nuovo patchwork di pezzi di canzone degli album precedenti i cui dettagli sono ancora un mistero, probabilmente perché non interessano a nessuno. La Tuomassa Locale, comunque, ci fa sapere che:
Uno degli album più melodici e improntati verso la voce della storia degli AD è in lavorazione. Ho composto queste canzoni in maniera un po’ diversa rispetto al passato. Ho lavorato senza alcuna limitazione. Alcuni degli elementi che ho usato sono un po’ inusuali nell’heavy metal e gli AD avranno un suono fresco. Musicalmente, le canzoni sono ancora molto influenzate dalla musica classica, ma anche da compositori elettronici come Jean Michel Jarre e i Vangelis, ad esempio. La nostra nuova cantante, Capri, è riuscita a portare tonnellate di emozioni col suo sound e testi e sono sicuro che il nuovo album sarà il migliore finora.
Ci crediamo? Mah. E siccome piove sempre sul bagnato, indovinate un po’ chi se li scarrozzerà in tour come supporter a ‘sto giro? I Delain, nientemeno, assieme ai The Gentle Storm. Qualsiasi progetto possa aver avuto di andare a vedere Coschotte e compagni con Mamma Anneke bonus, lo abbandono qui subito: ho già dovuto subire gli AmbeRihann Down non una ma ben due volte come supporter degli Epica e non ci tengo proprio a fare il tris.

Quanto all’album, onestamente per una volta sono curioso: riusciranno Capra Vikkunnen e compagni a copiare i Naituiss meglio della Tuomassa stessa? Considerando la poracciata che è stato Endless Forms Most Beautiful, a questo giro tutto è possibile…

(Gl)i Whyzdom si lamentano degli hater ed elemosinano like

Ah, giusto. Da qualche parte quest’anno è uscito anche l’album de…s Whyzdom, che ancora non ho ascoltato. Non che abbia fretta di farlo, ma visto che per sabato minacciano 36°C potrei buttarmi su Symphony For A Hopeless God così da avere per le mani qualcosa di ancora più atroce del caldo che mi aiuti a sopportarlo meglio.
L’idea che l’album non sia poi tanto atroce è teoricamente ammissibile, ma viene resa poco credibile dal singolo estratto lo scorso 16 giugno, Tears Of A Hopeless God: altri sette minuti di pippone ridondante composto da riff a casaccio, orchestra MIDI e un ritornello che, per progressione di accordi e struttura, potrebbe essere stato pescato da qualsiasi canzone dei due album precedenti. Aggiungendoci gli insipidi gorgheggi di Marie Rouyer, il risultato è disastroso quasi quanto il video.


Ora, piuttosto che perdere tempo a parlare della CGI del Nintendo 64 che fa da sfondo alla band (ragazzi, davvero, se non avete il budget, non fate il passo più lungo della gamba), è interessante discutere degli ultimi post che la band ha pubblicato su Facebook. Fra il 22 giugno e l’11 luglio hanno spammato il link al video ben nove volte, metà delle quali chiedendo ancora più visite fino a minacciare promettere di caricare un video live della canzone a 15.000 visite raggiunge. Roba che grazie, ma no grazie. (Fra l’altro, uno dei post di spam era per commentare il referendum in Grecia perché “la mitologia greca ha ispirato il nostro video” e, in fondo, tutto fa brodo). La media di uno spam ogni due giorni è davvero lodevole!
Il culmine comunque è stato due giorni fa, quando allegati al solito link del video sono comparsi in rapida successione questi due post:
Wow, 10 dislike in meno di due giorni. Peccato per noi, ma penso che abbiamo un po’ di hater là fuori. Mi chiedo perché, così all’improvviso? Ad ogni modo, se non avete cliccato il pulsante like su YouTube, per favore, potete aiutarci facendolo? Funziona se avete un account Gmail o YouTube. Sarebbe fantastico… grazie mille! 
Cari amici, siete davvero fantastici! Sei ore fa ho notato qui che gli hater avevano messo dieci dislike sul nostro video nelle ultime 48 ore… E in risposta ci avete dato 30 like in sei ore su YouTube. GRAZIE dal profondo del nostro cuore! Significa tantissimo per noi!
Ora, con tutto l’affetto di questo mondo: ragazzi, siete troppo poracci per avere degli hater. Ad occhio e croce, saranno stati dieci utenti random che passavano su YouTube, hanno visto e hanno messo il dislike perché sia il video che la canzone sono francamente abominevoli. E comunque, aggiungere 30 like perché li avete praticamente elemosinati non è qualcosa di cui andare fieri.
Fatto sta che, ora che mi avete fatto aprire il video, i dislike degli ultimi giorni sono diventati undici.

Gli Stream of Passion coverizzano I Have A Right dei Sonata Arctica

Notizia vecchia come il cucco, lo so, ma che vale la pena di recuperare in caso a qualcuno sia sfuggita: lo scorso maggio, Marselìna Pan y Vina e compagni hanno pubblicato su YouTube una cover di I Have A Right dei Sonata Arctica, il singolo tratto da Stones Grow Her Name nel 2012. Ecco il video:


Posto che non sono né sarò mai un fan dei Sonata Arctica, c’è da dire che la canzone ha acquistato una certa dignità una volta epurata del terribile synth scampanellante Made in Finland™ e della voce del Tony Kakko. Mi sfugge un po’ il senso di coverizzare un’altra band metal piuttosto che dare una propria interpretazione di un genere completamente diverso, ma fintanto che il risultato è così piacevole non mi lamento.
No, anzi, mi lamento eccome: Marsèla, visto che si parla di cover, che fine hanno fatto quelle che dovevi fare per il crowdfunding, eh? The North remembers!

lunedì 13 luglio 2015

To The North, il nuovo album di Kari Rueslåtten

La nostra Piromaniaca preferita è in dirittura d’arrivo col nuovo album solista, che si intitolerà To The North e uscirà il prossimo 22 ottobre.

Copertina davvero bella a parte, l’album conterrà nove tracce i cui titoli lasciano presagire un bel bagno di sangue.
1. Battle Forevermore
2. Mary’s Song
3. What We Have Lost
4. Three Roses In My Hands
5. Dance With The King
6. Letting Go
7. Arrow In My Heart
8. Turn, Turn, Turn
9. To The North
Ora, conoscendo PsychoKari, è chiaro che Battle Forevermore è un tributo alle sue abilità di cecchino, Mary probabilmente finirà accoltellata, What We Have Lost l’abbiamo perso nell’ultimo incendio e Dance With The King parlerà delle Nozze Rosse di Game of Thrones. In compenso, preordinando l’album dal sito di Kari in edizione CD, vinile o CD con t-shirt ignifuga e antiproiettile, riceveremo il tutto autografato, con tanto di cartolina minatoria di ringraziamento e, preordinando entro il 31 agosto, potremo partecipare al concorso per vincere le lyrics originali scritte a mano e l’assassino di qualcuno che ci sta particolarmente antipatico. Spero vivamente che il tutto sia scritto con normale inchiostro e non col sangue di qualcuno.
Mentre aspettiamo l’album, comunque, ecco il video ufficiale della bellissima cover di Turn, Turn, Turn dei The Byrds. Il sound sembra sempre minimale e orientato all’acustico, ma è un riverbero di chitarra elettrica quello che sento in sottofondo? Yay, chissà cosa ci tirerà fuori stavolta la Piromaniaca assieme a revolver e shuriken!


Leaves’ Eyes: tutti i dettagli sul nuovo album, compresa guest

Io non lo so: ogni volta che saltano fuori news sulle nuove pubblicazioni della Prozia Livia & Famigliola, controllo sempre il calendario per vedere quanto manca al primo aprile. Perché dai, non possono essere seri:

Ricapitolando, il nuovo album si chiamerà King of Kings, uscirà l’11 settembre, avrà l’intero cast di Vikings in copertina e, per variare un po’ le tematiche, sarà incentrato sulla storia della Norvegia. Stando al post sulla pagina Facebook:
Hafrsfjord, costa occidentale della Norvegia, 827 d.C. Avete sentito cosa è successo?
Harald Håtagre (c.850-932), ricordato dagli storici medievali come il primo re della Norvegia. La battaglia del Hafrsfjord è descritta nella Saga di Harald Hårfgare (Harald Fairhair) nel Heimskringla di Snorri. Harald sconfisse diversi re locali e la battaglia è considerata decisiva per l’unificazione della Norvegia. Il fondale del Hafrsfjord ne nasconde molti segreti e tracce. Inoltre, Hafrsfjord è il mio luogo di nascita. Nel nostro prossimo album vogliamo portarvi in un viaggio attraverso questo interessantissimo capitolo della storia scandinava.
Quelli che hanno assistito al nostro ultimo concerto avranno sicuramente notato una nuova canzone nella nostra setlist, Halvdan The Black, un capitolo del nostro prossimo album King of Kings! Halvdanr Svarte (c.810-860) era il re del Vestfold, in Norvegia. Apparteneva alla Casata di Yngling (discendenti di Odino) ed era il padre di Harald Fairhair. Halvdan The Black è solo l’inizio di una fantastica avventura!
Questa produzione è una colonna sonora unica – un’esperienza auditiva brillante e impressionante. L’album è stato registrato fra Germania, Norvegia, Inghilterra, Paesi Bassi, Bielorussia e Svizzera. King of Kings è prodotto da Alexander Krull al Mastersound Studio. Eccezionali colleghi musicisti e ensemble hanno contribuito con una comparsata, come il London Voices Choir (Il Signore degli Anelli, Star Wars, Lo Hobbit, Harry Potter).
Ma davvero? Confesso che sono riuscito a capire qualcosa del post solo perché sono fissato con la Norvegia e ho studiacchiato un po’ di storia e geografia per conto mio; dubito che la Prozia possa davvero colmare le nostre lacune in merito con la profondità dei suoi testi. Comunque davvero, l’ennesima colonna sonora? Non doveva esserlo anche Njord, e da qui l’orribile copertina stile locandina di film?
Bah. Ad ogni modo, l’album sarà disponibile in ventordici edizioni diverse a seconda del vostro grado di tolleranza del kitsch: versione base, digibook 2CD, vinile in azzurro o in rosso come i leggendari Vestiti della Prozia, due esclusive EMP con ciondoli in argento, una addirittura col modellino delle Sverd i fjell di Stavanger  (quelle della copertina di My Destiny, per intenderci), e poi le edizioni super uber deluxe della Nuclear Blast con modellino dorato delle Sverd. Cioè, ma che cavolo?!
Quanto alla tracklist, riporto quella della Uber Kitsch Fan Collection, divisa in due CD.
CD 1:
1. Sweven
2. King of Kings
3. Halvdan the Black
4. The Waking Eye
5. Feast of the Year
6. Vengeance Venom
7. Sacred Vow
8. Edge of Steel (feat. Simone Simons)
9. Haraldskvæði
10. Blazing Waters (feat. Lindy-Fay Hella)
11. Swords in Rock
Bonus tracks:
12. Spellbound
13. Trail of Blood
CD 2:
1. The Waking Eye (versione piano feat. Oliver Palotai, scritto sul sito come Palotei)
2. Swords in Rock (acustica)
3. Vengeance Venom (acustica)
4. Sweven (strumentale)
5. King of Kings (strumentale)
6. Halvdan the Black (strumentale)
7. The Waking Eye (strumentale)
8. Feast of the Year (versione alternativa)
9. Vengeance Venom (strumentale)
10. Sacred Vow (strumentale)
11. Edge of Steel (strumentale)
12. Haraldskvæði (strumentale)
13. Blazing Waters (strumentale)
14. Swords in Rock (strumentale)
E se ve lo state chiedendo, sì, è così: la Prozia ha esaurito le nuove versioni di Photoshop per sistemare la copertina, così ha deciso di delegare la gnoccaggine, il make up e i dieci secondi di cantato buono alla Simoncina, che per motivi ignoti ha accettato di partecipare al gruppo cosplay assieme al mogliettino Oliviero.

Va là, che mi tocca ascoltare l’album solo per la Simona? Di sicuro però mi scaricherò la versione due CD con le tracce strumentali, così organizzo una serata di karaoke con gli amici e vedo quanti di noi da ubriachi riescono a cantare meglio della Prozia.

Drama estivo in casa Nightwish, ma stavolta non è colpa loro

C’è indubbiamente dell’ironia nel fatto che, appena ho ripreso a scrivere su Epilla, è scoppiato un nuovo casino in casa Naituiss. Anche se, a onor del vero, stavolta loro non c’entrano nulla.
In sostanza, tale John Finberg, che mi pare di capire sia un agente che si occupa delle prenotazioni dei concerti dei Naituiss in America, ha fatto un commento molto infelice sulla situazione economica greca perché è saltato un concerto da qualche parte.
Fanculo Grecia, mi avete fottuto i piani per l’autunno perché state incasinando il mercato internazionale… Spero che tutti quelli che hanno votato contro la restituzione del debito finiscano a vivere per strada con nulla. Cazzo.
Il post è sparito e non ho fatto in tempo a vedere cosa è successo, ma a quanto pare ha rigirato le cose in modo da far sembrare che anche la band condividesse il suo pensiero. Ovviamente si è subito scatenato un putiferio in rete, anche perché anni fa Anette aveva fatto un’uscita infelice su qualcosa accaduto in Grecia che e le aveva fatto saltare le giarrettiere e tutti sono ancora ipersensibili a riguardo. La Tuomassa, la Pavimenta & co non sono stati molto felici della cosa e hanno subito risposto per le rime con un post su Facebook.
A chi possa interessare, sia ora che in futuro.
Alla luce del recente malinteso sul commento di un esterno sui social media: i pensieri e le opinioni dei Naituiss sono rappresentati SOLO dai membri dei Naituiss.
Ora basta fare gli sciocchi, chiudete i laptop e andate a prendere un po’ d’aria.
A giudicare dalla delicatezza del post, direi che l’ha scritto la Pavimenta in persona, ma a ‘sto giro non posso darle torto: non può essere colpa loro anche quando non lo è. Più che altro, mi chiedo cosa ne sia stato del povero Finberg. Secondo me, la Pavimenta gli ha trafitto il petto a mani nude, la Tuomassa l’ha usato per trovare ispirazione per un nuovo verso poetico a tema necrofilo e infine il cadavere è stato esposto sulle mura esterne del Lunatic Pandora a monito per tutto l’Impero di Esthar. Mai far arrabbiare una strega sotto steroidi!

domenica 12 luglio 2015

Due chiacchiere con Barbara Schera Vanoli

No, non è che su Epilla ora si tenti di fare giornalismo musicale serio e ci si improvvisi intervistatori: non ci siamo montati la testa, non abbiamo contatti con manager e agenzie stampa, nulla del genere. È solo che ho perso un po’ traccia di come stia andando Helsinki J, il progetto house di Barbara Schera Vanoli, così le ho scritto su Facebook per chiederle informazioni e, già che c’eravamo, fare due chiacchiere su come vadano le sue faccende musicali in generale. E lei è una persona deliziosa che ha accettato di darmi corda e prestarsi a questa specie di intervista. Siete pronti a scoprire le mille sfaccettature musicali di uno dei gioielli della musica italiana?

• Ciao Barbara! Tanto per cominciare, grazie per esserti prestata a questo esperimento, è un onore averti su Epilla!
Ciao Alessandro, grazie a te, sai che seguo sempre Epilla!

• Per prima cosa, parliamo di Helsinki J: è un progetto che prende marcatamente le distanze da ciò che hai fatto finora. Come è nata l’idea di sperimentare in campo elettronico?
• Circa un anno e mezzo fa ho iniziato a lavorare nell’equipe di uno storico produttore italiano della dance e dell’elettronica, Roberto Turatti. La cosa è nata quasi per caso, a lui erano piaciuti alcuni brani che avevo scritto e il modo di produrre di Jacopo Festa, con cui sto producendo il nuovo album dei Dama. Ci ha chiesto di provare a buttare giù qualche idea e abbiamo iniziato subito a collaborare, mi sono buttata in questo mondo totalmente nuovo dell’EDM, della deep house e della future house, prima non conoscevo nemmeno le differenze tra questi generi! ;) Helsinki J è il progetto che stiamo portando avanti con lui per l’etichetta Bang Records, ma non l’unico con cui siamo usciti quest’anno.  Nel caso di Helsinki J ho deciso di prestare anche la mia voce e non solo di scrivere i brani o co-produrli, perché lo sentivo nelle mie corde anche a livello vocale e avevo voglia di sperimentare e di mettermi in gioco in una cosa diversa. Mi piace esplorare mondi diversi dal mio perché è una cosa che permette di evolvere e, credimi, non c’era cosa più distante da me dell’EDM. Ho imparato moltissimo a livello di produzione e non vedo l’ora di poter riversare tutta questa nuova esperienza anche nei Dama e nei miei brani da solista.

• E in effetti, volevo proprio fare una domanda a Barbara-autrice: qual è stata la maggiore differenza nello scrivere per Helsinki J rispetto, ad esempio ai Dama? Quali le sfide e le difficoltà, quali le gratificazioni?
• Sono abbastanza abituata a scrivere cose molto diverse tra loro, è come se avessi diversi cassetti dentro di me in cui posso trovare diversi immaginari emotivi e sonori che posso esplorare per arrivare a scrivere una canzone. Utilizzo anche diversi strumenti musicali che ti portano a seguire strade diverse, se componi un brano al pianoforte sarà sicuramente molto distante da un brano composto all’ukulele ad esempio, almeno con me funziona così. I Dama sono un mondo molto ben definito dentro di me, mi siedo al pianoforte e cerco di entrarci, ne sento gli odori, ne vedo i colori, ne percepisco le emozioni, vivo i personaggi che mi sono creata… è un mio mondo molto intimo e, proprio per questo, sono molto coinvolta a livello emotivo. Nel caso, invece, di Helsinki J la parte compositiva è stata più leggera, divertente anche, in più ho lavorato su una base elettronica fatta dagli altri componenti, a differenza del solito. Per quanto riguarda il testo del primo singolo, “Out of time”, ho mantenuto quella mia matrice un po’ malinconica e autorale. In questo sono stata fortunata perché ho potuto essere me stessa e non scrivere una cosa che strizzasse l’occhio per forza a qualche logica di mercato. Ma attenzione, nel futuro potrei anche scrivere testi allegri e più da dancefloor. ;)

• Una cosa che hai detto nella tua seconda risposta mi ha incuriosito molto: cosa ha fatto sì che vedessi Helsinki J come un progetto più personale rispetto agli altri che stai portando avanti con Roberto Turatti, tanto da prestargli la voce?
Sentivo più affine a me il mondo sonoro, come quando ti provi un vestito che magari non avresti mai pensato di indossare ma una volta che te lo vedi addosso ti piace. In più mi è venuto naturale utilizzare la voce in un modo così diverso rispetto al solito, insomma quando istintivamente una cosa fila liscia e avviene senza forzature vuol dire che va bene per te in quel momento. Non è detto che nel futuro non entrino anche altre voci nel progetto, dipenderà dai brani che produrremo.

• Insomma, l’hai trovato artisticamente soddisfacente! Parlando di musica house, però, credo non si possa fare a meno di nominare le classifiche, l’esposizione radiofonica e quella nei club: come sta andando Helsinki J, sul lato commerciale?
Sì, anche se per me “artisticamente” i Dama hanno una valenza parecchio diversa. Sono mondi davvero molto distanti con logiche e canali praticamente opposti. Per quanto riguarda il lato commerciale, il primo singolo firmato “Helsinki J” è stato presentato lo scorso inverno all’ADE di Amsterdam, il più grosso evento mondiale per l’electronic dance music. Viene trasmesso in Italia da qualche mese, soprattutto nelle radio specializzate, una su tutte m2o che l’ha passato tanto. Sta iniziando a girare anche in Spagna, Germania e in Benelux ed è finito in varie compilation del settore, anche per Sony Music. So che viene suonato nei club europei in cui va quel tipo di house.

• Complimenti! Specie, perché, per gli ascoltatori di EDM e deep house, immagino tu sia una voce nuova! Come cantante dei Dama, invece, hai già un bel seguito: quali sono state le reazioni dei fan del tuo lato rock di fronte al progetto house?
Voce nuovissima! Nella presentazione del progetto Helsinki J per la stampa ci ho tenuto a presentarmi come cantante di un gruppo come i Dama. Penso fosse davvero una novità per quel mondo! Ti confesso che avevo un po’ di sano timore riguardo alla possibile reazione che chi segue i Dama avrebbe potuto avere, ma per ora non ho ricevuto feedback negativi, anzi, i messaggi che mi sono arrivati sono sempre stati molto carini e sono stata molto felice di ricevere complimenti sulla mia versatilità. Comunque posso capire benissimo che a chi ascolta un genere affine ai Dama possa non piacere assolutamente il genere che propone un progetto come Helsinki J, non mi stupirei affatto. 

• Come hai menzionato prima, Barbara Schera Vanoli è una musicista a 360 gradi che ama esplorare molti territori musicali. Oltre a Helsinki J e i Dama, hai menzionato un progetto solista. Ti va di parlarcene?
Con piacere! Vorrei dedicarmi a un album solista dopo l’uscita del secondo full lenght dei Dama! è da un po’ che ce l’ho in mente e non vedo l’ora di poterlo finalmente realizzare! Ho già scritto molti brani e fatto una prima cernita, a dire il vero ho già anche un titolo possibile per l’album… I brani per ora sono molto autobiografici ed essenziali, vorrei qualcosa di acustico o semi acustico come vestito. Per come l’ho pensato questo album potrebbe essere una sorta di diario fatto di pagine in cui esprimo emozioni molto diverse tra loro, sempre partendo dal mio modo di sentire le cose e di vivere la vita. Ci saranno brani che esprimono il mio lato più etereo e quelli che daranno sfogo a quello più zingaro e selvatico, senza limiti di genere e di appartenenza ad un background particolare: voglio la mia musica senza sovrastrutture e al massimo dell’emotività.

• Parlando dei “vestiti” della tua musica, con i Dama sei riuscita a creare un sound unico proprio combinando il rock melodico al femminile con la tua vena cantautoriale, che ora, mi pare di capire, vuoi proporre anche spogliata del rock. Quanto pensi sia importante sapere non solo come scrivere una canzone, ma anche come valorizzarla con i giusti arrangiamenti?
Penso che sia fondamentale! Ovviamente una bella canzone dovrebbe essere una bella canzone anche spogliata di tutto, ma l’arrangiamento è il suo “vestito” e può, se non fatto bene, anche rovinare una bella melodia o portarla su una strada che non era quella di origine. Paragoniamo un brano ad una donna: se è bella è bella anche senza abiti, ma un vestito la può valorizzare e “potenziare” o, all’opposto, svalorizzarla, può farla essere unica od omologarla a tante altre. Le canzoni dei Dama nascono “nude” al pianoforte e poi vengono vestite con un abito che riesca ad esprimere il mondo che ho immaginato per loro. Gli arrangiamenti hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione del nostro “immaginario”. La scelta dei suoni poi è un lavoro certosino e sono contenta dell’esperienza che sto facendo anche in ambiti musicali distanti dal mio di origine, sicuramente tornerà utile. Trovo sempre le contaminazioni interessanti.

• Un po’ sempre sul tema vestiti e canzoni nude, la musica rock e, a maggior ragione, metal incontra una certa resistenza nel Bel Paese, e immagino che con i Dama tu l’abbia constatato. Ma da quel che vedo, non è forse solo una questione di genere, quanto di idee: la canzone in sé, più che l’arrangiamento. Quanto è difficile fare – scusa la schiettezza – la cantautrice non sanremese o non uscita da qualche talent, in Italia?
L’Italia musicalmente, se parliamo di musica pop mainstream, è praticamente morta dal mio punto di vista, a parte qualche rara eccezione.  Non c’è possibilità di sperimentare o di uscire fuori dal coro, i brani che escono sono praticamente sempre la stessa solfa trita e ritrita. Non esiste possibilità di uscire da certi canoni e schemi come accade ad esempio in nord europa, dove anche il pop punta ad essere di fattura internazionale e si osa molto di più con una preparazione artistica che qui ci sogniamo. Non si osa, si punta al medio e al già sentito, per non parlare di quando imitiamo miseramente i prodotti che vengono dall’estero, arrivando a fare una cosa in ritardo e peggio degli altri. Trovo che sia un peccato perché di artisti validi ne abbiamo eccome e nell’underground ho vissuto e sentito idee davvero valide e all’avanguardia, ma che poi non riescono minimamente a trovare uno sbocco o un supporto da parte dei discografici “standard”. Per scherzare dico sempre che se una Tori Amos fosse nata qui probabilmente lavorerebbe in un call center:  forse è un po’ estrema come frase, ma riassume bene la nostra situazione attuale. Quindi, per tornare alla tua domanda, non è affatto facile.
In passato mi è stato proposto più volte di fare un percorso più “standard” ma non ho mai voluto percorrere una strada artistica che non fosse la mia. Non sarei nemmeno stata credibile. Ho scelto di rimanere indipendente per quello che riesco e di lavorare con realtà diverse, aperte e che, guardacaso, scavalcano i confini nazionali. Anzi, devo dirti che sono davvero contenta di quello che sto riuscendo a fare, anche in campo autorale per altri artisti, restando sempre un’artista indipendente. Se parliamo dei talent poi non finiamo più! Ci sono anche ragazzi validi che passano da lì, ma poi, chi dovrebbe farlo, non riesce a costruirgli un prodotto che abbia senso e una progettualità sul lungo periodo, il prodotto diventano i ragazzi stessi ma solo per breve tempo, finchè li si può “cannibalizzare”. Uno su mille, come Mengoni ad esempio, riesce a stare a galla, ma gli altri vengono gettati nel dimenticatoio oppure rovinati da brani che non ne valorizzano le potenzialità, che li snaturano e li fanno finire nel calderone di questa musica italiana senza vita. In questo forse Fedez sta attuando una piccola rivoluzione, staremo a vedere.

• Purtroppo ti do ragione in tutto, soprattutto sul fatto che i talenti indipendenti vengono sottovalutati e ignorati. C’è qualche iniziativa nell’underground per tentare di promuoverli e rompere un po’ gli schemi a livello nazionale?
Nell’underground c’è sempre molto fermento e molta energia propulsiva. Sono nate e stanno nascendo etichette dedicate a vari generi “alternativi” che si stanno muovendo molto bene e spero davvero possano crescere in futuro. Partiamo dal presupposto che, ormai da qualche anno, le dinamiche della musica e della discografia stanno cambiando di continuo e rapidamente e tutto quel modo di pensare “alla vecchia” prima o poi non sarà più attuabile. Siamo in un momento delicato e di grande trasformazione. Io sarò un’eterna idealista, ma secondo me le cose potrebbero davvero evolvere in modo diverso.
Ad oggi, con la potenza della rete, un ascoltatore può arrivare ad ascoltare ciò che vuole scoprendo continuamente band e artisti che mai e poi mai verranno proposti in radio o in televisione. Certo la massa per ora è ancora pigra e non fa altro che accendere la radio e la tv ma con questa libertà di accesso anche lo stesso fruitore di musica sta evolvendo, sei d’accordo?

• In effetti, Internet ha rivoluzionato il mercato musicale: la pirateria, che da una parte minaccia gli introiti ma dall’altra aiuta a far conoscere maggiormente la musica, i servizi di streaming, ma anche i social network che, mettendo in contatto artisti e pubblico, ha permesso la diffusione di un fenomeno come il crowdfunding. Pensi che questa apertura del mercato possa beneficiare gli artisti, magari riducendo l’influenza che gli intermediari (label, radio, televisioni) hanno su di loro?
Siamo in un momento in cui non si è ancora trovato un giusto equilibrio tra i vari aspetti che hai menzionato. La discografia sta ancora accusando troppo il colpo inferto dalla rivoluzione digitale e dal download illegale, ma piano piano stanno nascendo nuovi sistemi. Ad oggi siamo ancora un po’ nella bufera. Sicuramente questa apertura forzata del mercato può portare a molti benefici, l’abbattimento degli intermediari sicuramente, ma per ora, se parliamo sempre di mainstream, la promozione che può assicurare una major o una grossa etichetta indipendente, con i relativi passaggi radio e le sincronizzazioni televisive, non è raggiungibile con le sole forze della rete. Diverso è il percorso degli artisti più di nicchia che sicuramente possono sfruttare molto bene i canali che la rete mette a disposizione. Abbiamo anche visto come alcuni artisti, dopo essere scoppiati in rete, abbiano firmato con delle major, anche se spesso è una favola creata ad hoc a livello promozionale dalle label stesse. Un altro fenomeno interessante è quello che testimoniano alcuni musicisti già affermati da tempo che si staccano dalle major per ritrovare una libertà artistica che magari non avevano più. Insomma stiamo vedendo moltissimi nuovi percorsi sia in un senso che nell’altro. Le cose cambieranno ancora.

• Un lato negativo dell’era telematica è che si vuole tutto subito. So che tu, fra le tante attività musicali, insegni canto. Al giorno d’oggi, la mia impressione è che si tenda a lodare molto il cosiddetto “talento naturale”, che si cerchino le voci “potenti” anche se grezze come se contasse solo la predisposizione naturale, a discapito degli artisti che invece coltivano e affinano il loro talento lavorando sodo. Sei d’accordo con questa mia impressione?
Sì e lo vedo ogni giorno. Per farti un esempio, non più di qualche tempo fa ho ricevuto una mail in cui mi si chiedevano dei consigli in campo artistico. Ho risposto raccontando un po’ come mi ero mossa io e alle parole “gavetta” ed “esperienza” mi è stato risposto: “va bè, ma ora la gavetta lunga non la fa più nessuno, c’è YouTube!” Esemplificativo, no? Io la penso al contrario, se vuoi qualcosa di solido devi farti il culo, scusa la volgarità, ma non si scappa. Il talento va coltivato con cura, attenzione, costanza, serietà e anche una buona dose di sacrificio.

• Ok, direi di cambiare discorso e parlare di cose più piacevoli: il secondo album dei Dama! Sebbene Eirwen continui ancora a farmi sognare ogni volta che lo ascolto – frega niente di sembrare di parte, è così – non vedo l’ora di sapere cosa ci riserva il futuro. Ti va di parlarcene?
• Sì, abbiamo fatto troppo i seri!  L’album, che si chiamerà “A Room of Echoes”, è in preparazione da un po’: purtroppo per gli impegni lavorativi su altri fronti musicali, non solo miei ma anche di altri elementi della band, siamo rimasti fermi molto tempo con la produzione. Contavo di farlo uscire nella prima metà del 2015 ma abbiamo dovuto spostare alla seconda metà. Già con l’ultimo nostro singolo, “Echoes”, abbiamo aggiunto qualche elemento elettronico alla nostra musica e questa caratteristica sarà presente un po’ in tutto l’album. Il primo estratto che sentirete si chiama “Bring Me the Night” e davvero non vedo l’ora che esca!!
Visto che “Eirwen” ti fa ancora sognare, ne sono lusingata, spero che lo stesso effetto lo possa fare anche “A Room of Echoes”! 

• Beh, personalmente ho fiducia nel tuo lavoro! ;) E sono curioso come è progredito il sound dei Dama. Finora, ci hai parlato delle molte sfumature che il tuo songwriting assume sotto forma di progetti musicali paralleli, uno per ogni “cassetto” della tua creatività. Ti va di dirci come accade che un cassetto venga “riorganizzato”? Ovvero, pensi sia importante superare i limiti non solo spaziando fra vari progetti, ma anche rinnovandoli e facendoli evolvere nel tempo?
Ti ringrazio, spero davvero di non deluderti allora! Credo che i progetti in cui mettiamo molto di noi evolvano in modo naturale anche perché noi stessi ci evolviamo e cambiamo con il tempo, nonostante l’essenza resti la stessa. Evolviamo a livello personale ma anche professionale e artistico, più si sperimenta e si conoscono altri mondi più si hanno elementi nuovi da mettere in campo per esprimere al meglio quello che vuoi “dipingere” con la musica in quel momento. Quindi la mia risposta è sì, è importante far evolvere i progetti artistici con il tempo, e farlo accadere in modo naturale in linea con noi stessi è la cosa migliore per essere autentici.

• Abbiamo parlato del tuo futuro solista, del futuro (spero prossimo!) dei Dama, ma mi sono accorto che non ti ho chiesto nulla del futuro di Helsinki J. Cosa succederà dopo Out Of Time?
Abbiamo appena finito di preparare il secondo singolo che dovrebbe uscire dopo l’estate.

• Fantastico! Qualche anticipazione?
Direi che lascio intatto l’effetto sorpresa in questo caso. :)

• Allora aspetteremo! Direi che siamo in dirittura d’arrivo. In apertura hai detto di seguire Epilla – cosa di cui ti ringrazio davvero, è un grande onore! Sia come artista sia come fan del rock e metal al femminile, quanto pensi sia importante prendere se stessi e la scena musicale con ironia?
Moltissimo! Per questo amo Epilla, il tuo modo sagace, pungente e ironico di dare e commentare le notizie mi fa sempre molto ridere! Chi si prende troppo sul serio nella vita in generale finisce per non essere sereno, io direi che prendersi in giro e stare al gioco è un buon modo di prendere le cose, anche in campo musicale! 

• Ti ringrazio ancora tantissimo! Ultima domanda: che buona musica ascolti e ci consiglieresti, ultimamente?
Bè come album freschi freschi direi assolutamente “Vulnicura” di Bjork e “Ten Love Song” di Susanne Sundfør, due capolavori! Durante la bella stagione io amo ascoltare l’indie e il folk, consiglierei “Codes and Keys” dei Death Cab for Cutie, “Infinite Arms” dei Band of Horses, “Passenger” di Lisa Hannigan e “Lynn Teetle Flower” di Maria Taylor:  non sono ultime uscite ma io li ritiro sempre fuori in questo periodo.

• E con questo direi che è tutto. Grazie mille per questa chiacchierata, e tantissimi auguri di cuore per Helsinki J, i Dama, il progetto solista e… beh, per tutto il resto!
• Grazie a te di cuore per avermi dato spazio e per le domande ovviamente interessanti, non potevo aspettarmi altro da te! ;) Grazie anche a tutti i lettori di Epilla e a chi ci supporta!